Back to basics

A questo punto penso sia evidente come il sottoscritto e il mio blog abbiamo un rapporto, diciamo, conflittuale.

Ora, siccome gli argomenti non mancano, e pure su quella storia della sindrome dell’impostore credo si sia finalmente fatto qualche passo avanti, è tempo di provarne un’altra.

Lavoro con WordPress praticamente la totalità del tempo che spendo in ufficio, ma è un fatto ormai conclamato che quando devo scrivere qualcosa di più lungo di un Tweet io passi invariabilmente per usare una qualche forma di Markdown.

Non credo che questo voglia dire necessariamente qualcosa di specifico riguardo a Gutenberg, il nuovo editor di cui la piattaforma WordPress si è dotata recentemente, quanto piuttosto che, a volte, è difficile spezzare un’abitudine, ammesso che ciò debba essere fatto.

In più, l’idea di tornare alle basi dello sviluppo e del design per il Web e creare qualcosa da zero, autonomamente, come mi piaceva fare anni e anni fa, quando ho iniziato a studiare per poter permettermi, un giorno, il lusso di svolgere questa professione, risale ormai a qualche mese addietro.

Quindi, ecco a voi la nuova edizione del sito del sottoscritto, basata su Jekyll, un generatore statico di pagine Web, che immagino tanti conosceranno. Per quelli che fossero nuovi al concetto, statico significa che su queste pagine non c’è neanche l’ombra di PHP, ma solo HTML (grazie a Liquid, il template engine su cui si basa Shopify), e CSS, linguaggio che, sotto la sapiente supervisione di Simone, sto imparando nuovamente ad apprezzare.

Niente PHP/WordPress? Nel 2019? Beh, sì, a seconda del tipo di progetto che si deve realizzare questo esperimento mi sta confermando come l’alternativa statica sia non solo percorribile, ma anche vincente, se quel che serve è un sito di contenuto che strizzi più di un occhio alle performance.

Statico vuol dire overhead ridotto al minimo, e time to first byte coincidente con la risposta stessa del server, dato che non ci sono computazioni da fare. Ah quindi ora fai 100% su Google Page Speed? No, beh, non crederete mica che non arrivi anche qui lo script di Google Analytics a guastare la festa, vero?